Storia

Occhiobello vanta origini molto antiche: sono, infatti, portati alle luce alcuni reperti archeologici ascrivibili all’epoca preistorica in località Piacentina, a nord dell’attuale territorio comunale. Nel corso dei secoli l’area subì notevoli trasformazioni per cause storico-politiche e per calamità naturali che colpirono più volte la zona. Negli anni della Repubblica Romana (II secolo a. C.) il territorio occhiobellese divenne un’importante zona rurale di transito, grazie soprattutto alla costruzione di una rete viaria che passava nei pressi dell’attuale frazione di Gurzone. Nei secoli che seguirono la caduta dell’Impero Romano documentazione storica risulta invece piuttosto scarsa. Si deve infatti attendere l’VIII secolo per ritrovare Occhiobello menzionato, nel 754, tra i feudi di appartenenza della Chiesa di Roma. A tale periodo risale anche una certa ripresa civile ed economica, sostenuta da un’organizzazione politica strettamente intrecciata col potere pontificio. Intorno all’anno 1000, la signoria degli Estensi, a cui si legarono le sorti politiche e culturali di Occhiobello, cedette il marchesato del Polesine alla nobile famiglia ferrarese de’ Contrari. Il marchesato era composto da tre località: Occhiobello, conosciuto, fino al XVIII secolo con il nome Le Casette, Gurzone e Santa Maria Maddalena, unita a Pontelagoscuro fino al 1150, anno in cui i due borghi si divisero, uno sulla riva destra e l’altro sulla sponda sinistra del Po. La dominazione della signoria ferrarese terminò nel 1597 quando, con la morte di Alfonso II d’Este il ducato entrò nell’orbita dello Stato Pontificio. A partire da quel momento Santa Maria Maddalena, già in passato luogo di villeggiatura dei duchi d’Este e della famiglia Pepoli, acquisì un certo prestigio e, dal punto di vista dello sviluppo urbanistico, nacquero nuovi centri abitati nelle località di “Livelli” e “Chiavica”. Questi furono anche i secoli delle bonifiche, rese spesso vane dalle alluvioni che colpirono tutto il Polesine tra il Cinquecento e il Seicento. Solo nel 1796 si riuscì ad affrontare il problema in modo più incisivo grazie alla costituzione del “Consorzio di bonifica Gurzone” I duecento anni di dominazione pontificia ebbero termine alla fine del XVIII secolo, a seguito dell’invasione napoleonica. I francesi, oltre al tricolore, portarono in queste zone idee rivoluzionarie e speranze di libertà presto deluse: alla spoliazione del territorio si unì l’imposizione di tasse inique, quale quella del macinato che nel 1809 scatenò una violenta rivolta popolare. Nel povero Polesine dell’epoca, le farine di frumento e granoturco rappresentavano di fatto l’unica fonte di sostentamento per la popolazione. In seguito al Congresso di Vienna (1814), al governo francese succedette quello austriaco e con esso l’annessione alla provincia di Rovigo. Nel 1866 l’intera zona si unì al Regno d’Italia dando avvio ad una fase di espansione che dotò il comune di un impianto di pubblica illuminazione, della ferrovia e del ponte ferroviario. Tale sviluppo socio-economico fu però rallentato dalle due guerre mondiali. In particolare durante il secondo conflitto, i centri abitati vennero bombardati e diverse opere d’arte furono distrutte. A tutto ciò si aggiunse la perdita di numerose vite umane, molte delle quali parteciparono attivamente alla Resistenza antifascista. Nel secondo dopoguerra l’amministrazione si impegnò nelle attività di ricostruzione, le quali, tuttavia, subirono una pesante battuta d’arresto a causa dell’alluvione del 1951.